Armamento
Armi individuali
Le truppe italiane erano armate con il fucile Mannlicher-Carcano mod. 1891, cal. 6,5 mm.
Si trattava di un’arma a ripetizione ordinaria con serbatoio centrale, fisso, capace di 6 cartucce; caricamento multiplo; otturatore cilindrico, scorrevole e girevole, e rigatura progressiva.
Le cartucce erano confezionate in pacchetti trattenute da lastrine di caricamento monouso.
Il fucile era, inoltre, corredato da una sciabola-baionetta.
Come pistole di ordinanza erano diffuse il revolver Bodeo mod. 1889, cal. 10,35 a 6 colpi, e le pistole automatiche Glisenti mod. 1910, cal. 9 a 7 colpi e Beretta mod. 1915 cal. 7,65 a 7 colpi.
Armi di squadra
Come mitragliatrice leggera era stata adottata la Villar Perosa mod. 1915, cal. 9 mm., a due canne.
Quest’arma, alimentata da due caricatori da 25 colpi, per le sue caratteristiche di leggerezza ed elevata cadenza di fuoco (1500 x 2 colpi/min), fu spesso utilizzata come arma d’assalto, munita di un calcio in legno e, talvolta, di un’imbragatura che ne consentiva l’impiego dalla posizione eretta.
Per il suono caratteristico al momento dello sparo, venne rapidamente soprannominata “Pernacchia”.
La mitragliatrice pesante era la Fiat Revelli mod. 1914, cal. 6,5 mm; raffreddata ad acqua, era alimentata con caricatori da 50 colpi divisi in 10 comparti da 5 colpi ciascuno; le munizioni utilizzate erano le medesime del fucile mod. 91.
Bombe a mano
Venivano distinte in:
- difensive, con raggio d’azione superiore a 20 metri (modelli SIPE, Carbone, ...), obbligavano il lanciatore a ripararsi dietro un ostacolo per proteggersi dalle schegge.
- offensive, ad alta carica e raggio d’azione di circa 10 metri, consentivano al lanciatore di colpire l’avversario senza riportare danni personali; esempi di tali ordigni sono il petardo Thevenot, o la cosiddetta bomba “Ballerina” , così chiamata per la presenza attorno all’impugnatura di una sorta di “gonnellino” di stoffa aperto su un lato, allo scopo di favorirne l’impennaggio durante il lancio.